Il campo dell’ibrida presenza
La forma della Sirena e il dettaglio della sua struttura.
Desi Capelli ripristina e rinnova ai nostri giorni il codice perduto della nuova monumentalità, che nel trascorso secolo ha consolidato e consegnato alla grande storia figurativa la scuola simbolista, decadente, post-futurista e metafisica del “Novecento”italiano.
I temi marini, reconditi e abissali, assumono in quest’ambito accento e visibilità per opera di questa giovanissima decoratrice e scultrice di formazione trentina, allieva dell’Accademia di Belle Arti di Verona, che rigenera ora nel nostro scenario il racconto della Sirena: questa presenza vitale, inedita e affascinante, avvolta dai flutti e dalle onde improvvise del nostro tempo inquieto, emerge dalle acque dell’oblio, nell’evento che dalla genesi degl’ibridi accende nuovamente in noi la suggestione allegorica e fiabesca della memoria.
La materia cattura qui una luce radente, che sovraespone la trama squamosa del corpo marino attraverso l’animata vibrazione dei ventaglietti alterni dell’involucro addominale, simultaneamente esaltando la compattezza, la levigazione e l’assorta delicatezza della forma umana superiore, dalla tesa gestualità donatrice d’incanto e d’ ignoto sentire.
Di questa tormentata suggestione e di questo spumeggiante sogno plastico “vivente”, vogliamo riconoscere e segnalare il senso e l’esclusività, che l’Autrice annuncia lanciando nel vuoto assoluto la trama di un fitto traliccio leggero, assecondando l’onda dinamica da cui emerge la mitica forma nel vortice avvolgente dello spazio in divenire.