Lo spazio e la sua “rete”
Pensieri d’intuizione e di rappresentazione dei luoghi “profondi”.
Ci rivolgiamo all’idea del vuoto, in cui da sempre è immersa la fisicità e l’intuizione dell’essere: delle forme e delle ragioni di questa dimensione radicale, caricata d’impareggiabile fascino, possiamo unicamente argomentare, senza coglierne l’aspetto fondante della presenza e dell’autentico significato.
E’ appena il caso di ricordare, in questa nota, come i modelli della natura abbiano fornito ai fisiologi e alla filosofia arcaica gli elementi primari da cui dedurre questa specifica estensione e come di qui abbiano prevalso le strutture delle geometrie platoniche e aristoteliche a fornire le basi della speculazione moderna, che dall’Umanesimo albertiano al campo scientifico ed eretico del mondo barocco, ci restituiscono lo spazio come luogo abitabile, in cui accogliere la configurazione estetica della storia umana.
Transitiamo così dallo spazio finito classico dell’”horror vacui” all’idea bruniana e galileiana dell’infinito, che include il tormento incognito, mutevole e imprevedibile, anche nell’espressione e nella ricerca estetica dell’uomo nuovo.
Da queste radici nasce l’idea contemporanea dello spazio sociale, teatro dell’economia, della psicologia, della politica e dell’estetica del Novecento “breve”.
L’inedita configurazione fenomenologica, che Einstein propone alla moderna civiltà e che Escher delinea nei suoi suggestivi grafici di ambigua prospettiva e di dualismo visivo, consente l’apertura al contemporaneo radicamento dello spazio virtuale, che nel mondo dell’elettronica fornisce la disponibilità di un’infinita fantasmagoria di modelli, di materiali, di colori e di forme, che possono configurare altrettante situazioni e vite virtuali alternative per la nostra esistenza.
Tuttavia, è ancora affidato all’Arte, crediamo, e alla sua emozione, il senso di questa entità insondabile e presente nel luogo più profondo dei nostri pensieri e dei nostri moti irrazionali, così come contenuti nell’ambito ineffabile e oscuro, senza tempo e senza storia, dello stesso spazio, nell’enigmatico e mutevole aspetto in cui specie nell’ oggi esso ci appare.