L’esperienza della Forma
Il Pianeta ignoto della forma e della percezione visiva.
L’”Isola dell’Arizona” di James Turrel
Il Roden Crater project, ideato e realizzato dall’artista californiano James Turrel, ci consegna indubitabilmente l’esperienza, senza precedenti, che trasforma un cratere vulcanico estinto in un’immensa opera d’arte, in cui si colloca un vero e proprio “monumento alla percezione”, oggi custodia di grande fascino e di rara suggestione.
Trattasi di un’opera visionaria in cui architettura,ingegneria, astronomia, fisica, geologia, antropologia e archeo-astronomia si fondono per formare l’unicità di un luogo simultaneo di luce, spazio e tempo.
Nel cratere spento di un vulcano situato nel Painted Desert in Arizona, scelto nel 1974 per le sue particolari potenzialità spaziali e per le sue caratteristiche fisico-climatiche, Turrel ha realizzato un insieme di camere ipogee, collegate da tunnel e predisposte per accogliere il timbro della luce desertica diurna e notturna, offrendo questo riverbero ai visitatori secondo modalità già sperimentate “in vitro” dall’artista, nelle sue celebri istallazioni luminose.
Il progetto, che ha preso forma nel tempo, tuttora si arricchisce grazie alle continue e nuove installazioni, tutte ipogee, destinate all’esaltazione dei fenomeni luminosi, all’osservazione delle costellazioni e alla percezione dei suoni dell’universo. Lo scopo dell’artista è quello di indurre nei propri interlocutori una globale dilatazione degli organi sensoriali, così che i visitatori si rendano di fatto ricettivi ad ogni presenza fotonica – sia nel caso che essa giunga dal Sole, dalla Luna o dalle remote stelle, lontane anni luce- oltreché ad ogni suono, proveniente sia dai dintorni terrestri che dall’immenso spazio abissale, che interamente ci avvolge.
L’esperienza della forma
“Io creo spazi che ricevono la luce per
la nostra percezione, e per certi versi lo
raccolgono, o sembra che lo inglobino..
il mio lavoro si basa più sulla vostra vista
che sulla mia, anche se è un prodotto
della mia vista.
Il mio lavoro non ha oggetto, nessuna immagine
e nessuna messa a fuoco. Con nessun
oggetto, nessuna immagine e nessuna messa
a fuoco, che cosa stai guardando?
Si sta guardando ciò che voi guardate. Ciò che è
importante per me è creare una esperienza
di pensiero senza mondo.”
James Turrell
Ottobre 2010. Arizona. USA.
Una terra che sa di terra, arida, calda, fatta di orizzonti che disorientano lo sguardo, in un susseguirsi di immagini retoriche del nostro immaginario.
Un’eccezione. Un luogo di fama mondiale, ma una notorietà non di tutti.
Un luogo estremamente mimetico, ma così riconoscibile.
Painted Desert.
Ospita quello che si configura come il più grande land-formed work del mondo, interessando, in un complesso processo di rimodellazione e scavo, il corpo interno di un cono vulcanico estinto, noto come Roden Crater.
Un processo che dura da più di 30 anni, un capo cantiere artista, e colleghi ingegneri e astronomi.
Un luogo altro dove ti trovi come attore e non mero spettatore.
Luce e spazio. Sospensione, silenzio e meditazione.
“Sun alpha eye”, “eye of the crater”, “east portal” and “alpha tunnel”?sono le camere che compongono il percorso conoscitivo e sensoriale all’ interno di questo cratere. Precisi osservatori astronomici, nonché spazi d’arte ed architetture
ciclopiche, utilizzabili ad occhio nudo.
Vivendo questi spazi, ogni sensazione visiva, acustica e tattile subisce una contaminazione. Ambienti camaleontici, magnetici, cromie mutevoli che seguono lo scoccare dei secondi minuti e ore.
Un tempio d’architettura fondato su regole archetipiche a servizio di un’arte che ospita la macchina astrale nelle sue sfumature.
Penetrare la terra attraverso tunnel claustrofobici per poi risalire verso il cielo in ampi spazi dove la luce ti accieca.
Ambienti in cui la natura fa sentire la sua forza, vortici d’aria .
La natura detta le regole e l’architettura le fa rispettare.
oscurità – luce.
silenzio – vibrazioni.
caldo – freddo.
oppressione – respiro.
inquietudine – stupore.
Il viaggio diventa esperienza e l’esperienza che si genera é sentirsi veramente parte di un gioco di frizione tra uomo-artificio-natura.
L’esperienza della forma è la volontà di partecipare alla FORMA stessa.
Partecipare ad uno scambio ed interpretare i nessi logici e le sequenze ritmiche che la generano.
Ecco quindi il riconoscere la forma come dialogo.
Un’azione attiva tra più attori che codificano un linguaggio fornito e lo interpretano in maniera sensibile.
Ognuno di noi comunica attraverso dei segni, attraverso una sequenza di forme, ritmi, gesti, colori, proprio come un’architettura.
Quest’ultima è un atteggiamento ed una necessità in cui si imprime un’idea che viene offerta ad altri.
“Il mio lavoro si basa più sulla vostra vista che sulla mia, anche se è un prodotto della
mia vista.”
Guido Vismara